Chi ha paura dei ladri di film? (attenzione ai soprabiti fuori stagione)

Ho mal di testa. E forse non è la condizione migliore per scrivere un post, ma lo faccio lo stesso, così indovinate qual è la causa del mio dolore.

Possibile causa I:
è uno di quei giorni. Uno di quei giorni in cui una donna avrebbe proprio bisogno di un analgesico contro il mal di testa. Se però questa donna ha appena bevuto mezza lattina di coca cola decide di non prendere l’analgesico, ossessionata com’è dall’effetto aspirina+cocacola.

Possibile causa II:
è uno di quei giorni in cui c’è Otto e Mezzo su La7. E l’argomento del giorno è: “Chi ha paura di Internet?” Probabilmente Lilli Gruber ne ha paura, perché quando un ospite in studio (Zorro, ehehe, no, scusate, Zoro) racconta di quando ha scaricato un album dall’Internet per verificarne la qualità, visto che la recensione del giornalista professionista potrebbe essere una marchetta…
Ok, Zoro non ha parlato di “marchetta”, ma tanto il punto di cui la Lilli aveva paura non era quello. Ciò che la Gruber era impegnata a censurare era la parola “scaricare”. Come se nessuno lo facesse. Come se la proprietà intellettuale fosse una legge divina. Cose se la “pirateria” fosse l’11 vizio capitale. Invece la “condivisione delle idee” si è trasformata in “frode intellettuale” solo con il vizioso capitalismo, quando “un apparato potentissimo, formato da grandi imprese, governi, gruppi di pressione e organismi sovranazionali, si è messo in moto per convincere anche i più scettici che utilizzare le idee altrui senza pagare sia un furto e che le idee, oltre ad un valore d’uso, hanno anche un valore di scambio, misurabile in moneta sonante.” (laser (2005) Il sapere liberato, Feltrinelli, p. 3).

Comunque la soluzione dell’indovinello: “perchè la postatrice con il mal di testa, invece di prendersi un’aspirina scrive online?” è I and II, ma soprattutto:

Possibile causa III:
frustrata dalla conduzione della professionalissima Gruber, decide di sfogarsi con like minded people in qualche social network dove scopre un’altra notizia fresca fresca, ma vecchia come il vizioso captitalismo dell’intrattenimento: un’altra battaglia legale proibizionista, questa volta intentata dalla Fapav.
La Fapav, Federazione Anti – Pirateria Audiovisiva, quella de: “Il falso è un peccato originale”.

Quella che, in “collaborazione con la Presidenza del Consiglio, ha realizzato alcune campagne di informazione rivolte al grande pubblico dei consumatori attraverso spot antipirateria di grande successo, tra cui quello diretto dal regista Carlo Verdone. Queste iniziative sono state promosse in collaborazione con AGIS, ANICA, UNIVIDEO e MPA.”

Quella dell’”Operazione anticamcoding” finalizzata a mettere fine ad un terribile crimine contro l’umanità, perpetuato dai camcoder che, provvisti di CAVALLETTI MODIFICATI e vestiti con pesanti soprabiti fuoristagione, “rubano” i film in sala registrandoli con videocamere digitale e tv fonini.

Fortuna che ci pensa la Fapav a mettere in guardia contro questi pericolosi criminale e a spiegare “cosa fare se si scopre uno spettatore mentre registra illegalmente un film nella sala:
I. NON METTERE MAI A REPENTAGLIO LA PROPRIA VITA O QUELLA DEGLI SPETTATORI
II. NON USARE LA FORZA FISICA PER INTERROMPERE L’AZIONE O PER TRATTENERE IL SOSPETTO.
Avvertire subito il direttore del cinema od un suo delegato dei fatti di cui siete testimoni.
[…]
Se entro 20 minuti dalla fine della proiezione non dovesse essere arrivata la Polizia, la direzione e/o i responsabili della security del cinema devono BLOCCARE o almeno IMPEDIRE la registrazione, senza peraltro MAI toccare la persona sospetta od afferrare il dispositivo di registrazione. ”
Già, non toccatelo, il ladro di film, che, ossessionato com’è dal furto, magari vi ruba pure l’anima.

p.s.: sono passati 30 minuti da quando ho bevuto la coca, cosa faccio? posso imbottirmi di un po’ di analgesici?

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