Amsterdam. Libreria Americana. Interno giorno.
Davanti allo scaffale saggistica femminista da un’ora e un quarto.
Il commesso sospetta di me: “sarà mica tornato in auge l’esproprio proletario delle bibbie della controcultura?” pensa.
Una nederlandese a digiuno di inglese s’avvicina: “breaohv snoeyg … nariusodifu … Susan Sontag … aslflaf…”.
Tra le poche cose che io e la nederlanda condividiamo, al momento, è un’intenzione d’acquisto: l’ultima copia di On Photography.
La cerca da quando – traduce il commesso, sommesso – ha visto il doc della Leibovitz.
Non colgo il nesso. Ma cedo: non ho citazioni culturali da far valere onde giustificare il mio interesse per l’opera della sti(g)matissima intellettuale.
Amsterdam, Cinema Rialto, Gay & Lesbian Summer Tour. Esterno sera.
M’accorgo d’essere stata vittima di una raccomandazione bella e buona, in puro stile Word of Mouth: conividendo io e la nederlanda nient’altro che un comune interesse culturale, ella m’ha involontariamente citato un movie direttamente connesso al libro: il documentario sulla sti(g)matissima artista Leiboviz: Annie Leibovitz: Life Through A Lens.
Visione, gradisco, … e prima o poi acquisterò anche il saggio sulla fotografia della sti(g)matissima intellettuale Sontag che dalla sti(g)matissima fotografa Leiboviz fu molto più che stimata.
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