Tempi di rivisitazioni ironiche, autoparodiche. Quale altro mood, se non la parodia, poteva dunque far rivivere il primo chick dramedy in versione feature film? Non si fa nemmeno in tempo ad andare oltre la sigla per assistere alla prima rivisitazione: ed ecco che il jingle per sette anni invariato stoppa per lasciare il posto ad altra canzone. E il sound è proprio un altro. Dal dramedy del tv serial, si passa al dramedy-edy-edy. La bilancia punta alla commedia, spinta fino all’esasperazione farsesca. Che non sostituisce, ma aggiunge sapore agli altri mood e temi del serial.
Dunque:
Amicizia: always on. always as always. Le amiche come nuova famiglia.
Matrimonio: prospettato nel bel mezzo del gelido lungometraggio. Per poi culminare rivisto nel lieto fine.
Sesso: sex-samanta passa all’astinenza e si inghiotte la candelina dei 50 anni.
Feticismi modaioli: ormai gli ultimi desideri che fanno trattenere il respiro.
Ed infatti, l’unico momento in cui la sala si lascia sfuggire un oh stupito è all’inquadratura del guardaroba strafashion.
Per tutto il resto, anche i momenti più drama, sono sonorizzati da risate dalla prima all’ultima fila.
Persino durante il tragico: “lasciata davanti all’altare bibliotecario” nessun patema per la Carrie mollata.
Gli occhi ridono l’esasperazione di una bride troppo ostinata.
[Sex and the City. Torino: Cinema Arlecchino, Ore 20.00., 30 Maggio 2008]
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