Chi traina l’innovazione: tecnologia o bisogni degli utenti?
Once upon a time, lavoravo in una grande azienda che ambiva ad innovare il sistema televisivo.
Purtroppo, il fatto che l’innovazione fosse trainata dalla tecnologia e non dai bisogni del pubblico, ha reso di fatto la maggior parte delle sperimentazioni poco più che test di laboratorio.
Once upon a time, c’era un gruppo di persone (i sottotitolatori di Italian Subs Addicted) che a partire da un proprio bisogno ha rivoluzionato il sistema televisivo italiano.
Passando le notti a sottotitolare hanno consentito ad una generazione di italiani di crescere con la lingua inglese nelle orecchie e con la speranza che il futuro fosse qualcosa da costruire assieme.
Studiare l’innovazione generata dal basso (passando da una zona grigia)
È stato in quell’Once upon a time, che ho deciso di restituire il libro di AI in biblioteca e di cominciare a studiare i processi socio-culturali. Perché sentivo l’esigenza di comprendere l’impatto della tecnologia sulla società, più che la tecnologia fine a se stessa.
E sono così cominciati un paio di anni appassionanti, in cui ho studiato ItaSa e ho poi tentato di raccontare quello che avevo visto: una community online composta da persone che stavano sviluppando delle competenze estremamente professionali, ma motivati dalla voglia di fare, di imparare, si stare assieme.
Cos’è un pirata?
Si tratta di pirati? Si, se il pirata è quella persona non ha paura di sfidare il mare aperto per raggiungere la meta e scoprire terre inesplorate. No, se il pirata è quella persona che specula su risorse altrui per arricchirsi. Ni, se il pirata è quella persona che non rispetta la normativa del diritto d’autore.
Perché il diritto d’autore ha tante ambiguità e tante zone grigie. ItaSa non ha formalmente i diritti di traduzione dei contenuti per cui produce sottotitoli. Tuttavia non può essere associata alla pirateria informatica, in quando non ha interessi di tipo commerciale. Per questo motivo per tanti anni ItaSa è cresciuta, ha contribuito alla diffusione di cultura (cultura pop, cultura internazionale, lingua inglese, cultura digitale), senza incorrere in sanzioni legali.
E adesso: chiudiamo l’Internet?
Ora è cambiato qualcosa. Forse come effetto dell’attenzione su questi temi generata dalla discussione sulla riforma della direttiva del copyright. Una norma che non prevede alcuna esenzione per gli UGC. E che ha portato ad una maggiore attenzione alla “zona grigia” e quindi alla segnalazioni di utilizzi impropri e illeciti da parte degli organi di controllo e quindi alla chiusura di ItaSa.
Come in una puntata di Questo triste mondo malato, siamo arrivati alla chiusura dell’internet, della parte più bella. Quella delle comunità online (prima dei gruppi Facebook). Quella che ha innovato il sistema televisivo italiano, dal basso, gratuitamente (prima che riuscisse a farlo Netflix).
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