01000011101011100101101101. E’ un’immagine nell’epoca della comunicazione digitale. Un’innovazione tecnologica che traduce le pellicole cinematografiche in codici binari. L’ecosistema massmediale basato su analogiche pizze e frequenze tv sta dunque ridefinendo l’intero processo di produzione/distribuzione in funzione del passaggio al digitale.
10 Mbit/s. E’ una banda. Abbastanza larga. Un’innovazione tecnologica/commerciale che apre la rete Internet alla trasmissione (abbastanza veloce) degli audiovisivi. La comunicazione all’interno dei nuovi media, finora definibile prevalentemente come lettura/scrittura verbale, diventa anche visione/editing audiovisivo.
Media di massa e nuovi media utilizzano ora uno stesso linguaggio. E convergono. O meglio: collidono. Il termine “convergenza” evoca infatti un idilliaco incontro tra due opposti. Immagine che certo non corrisponde all’attuale panorama mediale, che spesso viene definito “in crisi”. Se, da un lato, le innovazioni tecnologiche offrono infatti nuove opportunità, dall’altro mettono in discussione gli attuali modelli economici e socio-culturali. La crisi è dunque il momento in cui è maggiormente necessaria una riflessione sulle opportunità e i rischi del cambiamento. Nella presente ricerca tenterò di descrivere un tassello dell’evoluzione in corso focalizzando l’attenzione sulle dinamiche di negoziazione tra l’industria dell’intrattenimento e i suoi fan. Mentre le grandi corporation tentano di dirigere gusti e trend culturali creando prodotti di culto, gli spettatori più appassionati si appropriano delle risorse mediali e le utilizzano per soddisfare i propri bisogni, a volte in linea con le aspettative del marketing, a volte in opposizione. A caratterizzare i fan è inoltre la forte spinta alla condivisione della propria passione personale, che porta alla nascita di comunità interpretative on-line, le quali si affiancano alla famiglia e al gruppo di pari come luoghi di socializzazione dell’esperienza mediale. Nasce così il fandom: un tipo di cultura partecipativa caratterizzata da pratiche interpretative, sociali e creative. Nelle comunità di fan i prodotti, i modelli e i valori veicolati dell’industria culturale vengono acquisiti, discussi e rielaborati in un nuovo flusso di discorsi che contribuisce alla ridefinizione della mediasfera.
L’industria dell’intrattenimento reagisce al fandom in modo ambivalente con politiche protezionistiche o di co-optazione. Da un lato infatti aumentano gli sforzi per mettere a punto sistemi di protezione degli audiovisivi digitali contro la pirateria che frenano, con essa, le spinte creative di rielaborazione dei contenuti mediali. Dall’altro i fan vengono interpretati come una nicchia di consumatori particolarmente fedele e durevole in grado di dare vita a fenomeni di marketing virale. L’industria dell’intrattenimento dunque comincia a guardare alle culture partecipative nate nella Rete non solo come a fenomeni da perseguire legalmente o da demonizzare, ma anche come possibili alleati nella risoluzione della “crisi” in corso. Tuttavia tale alleanza potrà dare buoni risultati solo se le istituzioni saranno in grado di comprendere le dinamiche che animano l’entusiasmo e la produttività delle culture partecipative.
La scelta di studiare il fandom italiano nasce dunque dalla volontà di indagare un fenomeno in forte sviluppo anche in Italia e che credo diverrà sempre più rilevante nel contesto socio-economico dell’industria culturale. Tuttavia ritengo che la descrizione delle culture di fan debba partire dalle esperienze quotidiane dei singoli appassionati, perché sono le esigenze emotive, sociali ed espressive che trasformano un comune spettatore in un fan e lo inducono a diventare parte di una comunità di pratica. Spero che la mia duplice identità di studente/studiosa di media e di fan televisiva mi consentirà di realizzare una descrizione coinvolta ma critica grazie ad un confronto teorico con la comunità scientifica e ad un dialogo aperto con la cultura studiata.
L’intento della presente ricerca è dunque indagare la co-evoluzione dell’industria dell’intrattenimento e delle culture di fan italiane assumendo il punto di vista di queste ultime per meglio descrivere i bisogni emotivi dei singoli appassionati e le dinamiche attorno a cui la comunità si definisce. In tale processo non posso prescindere dalla mia personale passione per i serial televisivi che mi ha portato a diventar parte di una comunità di fan: un’esperienza che vorrei tradurre in un racconto etnografico. Sarà una delle possibili storie della vita quotidiana degli spettatori dell’era convergente: una vita con, dentro e attraverso gli schermi.
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