Confession of a wifiaholic #13: trasferte mediate e metodologie improvvisate

Se uno non viaggia nella realtà, viaggia nella fantasia. Oppure attraverso i media, quelli vecchi e quelli nuovi.
Si diceva: i mezzi di comunicazione di massa ci danno l’accesso a posti e luoghi distanti, espandendo la nostra visione del mondo.
E poi ecco i nuovi media, che ci permettono di accedere a contesti geograficamente lontani non attraverso lo sguardo di una telecamere professionale e di un giornalista infreddolito, ma grazie all’instagram di un conoscente.
Certo: le fotografie di viaggio mostrate agli amici sono sempre esistite, ma vuoi mettere il tempo reale?!?! Non è più il racconto a posteriori con tutta la nostralgia e – diciamocelo! – la booorness che questo comporta, ma la presa diretta di viò che avviene, altrove.
Tutta questa introduzione per dire che la scorsa settimana sono stata a Dublino, una coppia e una FB amica reciprocamente sconosciuti hanno lasciato tracce del loro viaggio sui social network e io, immediatamente, ho trasformato la loro esperienza di vita in un’etnografia mediata che mi ha fatto scoprire gioie et dolori del Wi-Fi dublinese:

Che bello che nel bus che dall’aeroporto di Dublino porta alla città ci sia la connessione wi-fi gratuita…

Arrivati a Dublino, B&B molto carino e wifi…che vuoi di più?

l’iPhone di L. prende il wifi e il mio no…che mestizia. E ora come la provo quest’app?!

In questa stessa settimana però qualcosa si sta muovendo anche in Italia, con Wired che vuole svegliare la nazione con un’app scova hotspot e il Wi-Fi in 150 piazze.
Ad interessarmi, però, più che la tecnologia e gli spot promozionali sono le pratiche dei cittadini. Perché alla fine sono le gioie et i dolori dei pubblici connessi a influenzare la diffusione e le modalità d’uso delle innovazioni.
Ma quando ci troviamo di fronte ad una tecnolgia ancora non così tanto integrata nelle pratiche quotidiane degli italiani, che per di più si colloca in uno spazio liminare tra l’offline in movimento e l’online interconnesso… pant, pant, forse ci si mette meno ad arrivare in bici fino a Dublino che ad improvvisare una metodologia per lo studio delle pratiche di utilizzo del Wi-Fi pubblico.
Eppure ormai è deciso: questo è il mio scopo –> viaggiare non con la fantasia, ma nella realtà mediata della fruizione mobile tra online e offline. Quindi datemi un mesetto, e magari pure qualche consiglio, e v’improvviso un disegno di ricerca per captare il segnale dei pubblici nomadi et connessi:

PAURA, EH?!?!

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Quali tecniche di ricerca è utile integrare in una metodologia per lo studio delle pratiche d’uso delle reti Wi-Fi (analisi del contenuto delle interazioni online? osservazione partecipante offline)? Quali sono gli spazi online (SNS? LBS?) e offline (trasporti pubblici? Università? centri commerciali?) più adatti per osservare le interazioni mediate dal mobile?

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