Sono una lavoratrice della conoscenza.
Con questo intendo che passo più tempo a leggere libri che a zappare la terra.
Non so se questo significhi che conosco più di quanto conoscesse mia nonna, visto che, per dire, non so come si macella un maiale. In compenso so un sacco di cose sulla febbre suina.
In ogni caso le conseguenze negative di passare molto tempo su una scrivania e poco a rincorrere cinghiali, è che ho perso un poco di vista. Che poi tutta questa supposta conoscenza mi allargano la visione, non saprei.
Quello che so è che se è vero che l’uomo tado moderno deve riporre fiducia nei sistemi esperti, il vero problema è come valutare la supposta expertise.
Ad esempio: proprio per quantificare questo mio calo di vista mi son recata da ben due esperti. Il primo ha valutato che ci vedo poco, il secondo che ci vedo pochino. Dovendo bene o male tarare però queste lenti, mi sono fidata del secondo dei due. Perchè? Perchè ha usato la parola computer, per chiedermi quando ci ‘stò davanti, invece di chiedermi: “usa di frequente un videoterminale?”.
Terminale, come anche l’influenza suina, sembrava. Una malattia che ti conduce dritto dritto, al termine della vita. Come qualcunque influenza, tra il resto, se colpisce qualcuno di particolarmente debilitato (o sfigato).
Quindi, esempio numero due: se i media & il sistema sanitario nazionale mi dicono che l’influenza dei porci è cosa pericolosa, mentre le agenzie turistiche dicono che è poca cosa, a chi devo credere? O meglio, sarà il settore vacanziero a negare la pericolosità della malattia per evitare perdite di guadagni, oppure il commercio sanitario a strillare epidemia per guadagnare introiti da vaccini? Chiedo all’unica conoscenza diretta che all’interno di uno dei due sistemi mi conferma: “lavorando negli ospedali è chiaro che ‘stinfluenza è una bufala”, altro che porci.
Dunque mi fido del mio contatto umano, di chi parla la mia lingua, e anche un po’ di quello a cui mi piace credere, perchè di annullare un viaggio per paura di sedermi vicino a Babe il maialino contagioso non ci penso proprio.
Lascia un commento