Oltre la crisi di nervi, ecco comparire la crisi d’identità.
Dopo essere state oggetto dello sguardo maschile in un secolo di cinematografia classica [Mulvey 1975]. Dopo aver ostentato parità di potere (da Working Girl a Legally Blonde), desiderio (Sex and The City) e forza bruta (Buffy l’Ammazzavampiri, Lara Croft) nel più recente immaginario cine-televisivo [Ferriss 2008].
Dopo la sottomissione, dopo la ribellione e dopo la conquista…
…c’è l’orlo di una crisi.
Oltre la quale non c’è più nulla a cui sottostare e nulla contro cui combattere. E allora, alla domanda Who Am I? la risposta non può essere che: That’s the only secret I’ll never tell. E baci e abbracci a tutti.
Ma il motivo per cui la risposta è ambigua, risiede nella domanda. Domanda alla quale, nel contesto attuale, sembra che non siano in grado di rispondere in molti (non solo i deboli soggetti femminili) . Così l’immaginario cine-televisivo si adegua.
Nella stagione 2009 sugli schermi statunitensi è stata infatti trasmessa la prima stagione di due serie televisive, che, nonostante il genere differente, sembrano rappresentare la crisi d’identità che caratterizza la società tardo moderna.
Attraverso l’immaginario fantascientifico o con il tono del dramedy, Dollhouse e United States of Tara mettono infatti in scena la donna che, ben oltre la crisi di nervi, è alla disperata ricerca di un’identità.
Nascosti dietro la metafora del mutante e l’iperbole del Dissociative identity disorder (DID) i personaggi si domandano: chi sono?
Chi sono se i miei ricordi possono essere cancellati e liberamente riprogrammati a uso e consumo di un’associazione con scopi di lucro?
Chi sono se, a mia insaputa, delle Altre me riescono a prendere il possesso del mio corpo?
Sono una Doll.
Una bambola che abita in un futuristico laboratorio e che vive ogni giorno la vita di una nuova persona a sua volta amalgama di personalità diferente.
Una bambola da cui riaffiorano i ricordi di un’identità perduta a cui aggrapparsi come ad un caso da risolvere.
Sono una Tara aka T aka Alice aka Buck aka Gimme.
Sono una persona disturbata dal fatto di non avere il controllo su cosa può succedere tra un lavoro ed un altro.
sono una persona che ogni mattina, dalla sua camera da letto, parla alla camera da presa e si interroga sul perchè.
Sono qualcosa di più complesso, mutevole e difficilmente classificabile rispetto a quanto desideri maschili e critica femminista abbiano fin’ora rappresentato.
Sono qualcosa di più quotidiano e corporale di quanto disquisizioni teoriche sulle performatività multigenere e virtuale abbiano prospettato.
Ma questa è solo l’opinione di una delle mie me aka me aka T.
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