La storia e il futuro della distribuzione cine-televisiva raccontata dai produttori del film su Italian Subs Addicted
Non so come guardavi la Tv dieci anni fa. Io su ItaSa.
Non so come guardi la Tv oggi, se su Netflix o Sky Go. Ma probabilmente il modo in cui lo fai dipende tanto da quello che ha fatto ItaSa 10 anni fa.
Su questa community di creatori di sottotitoli per le serie Tv americane ci ho passato le sere (123 giorni per la precisione), fatto una tesi e scritto un libro.
Qualcun altro, invece, ci ha fatto un film. Sono Franco Dipietro ed Emanuela Barbano, founder dello studio di produzioni audiovisive di Torino Duel e produttori di Subs Heroes, il documentario sulla più grande community di funsubbing al mondo. Presto nei migliori cinema della tua città. Forse.
Perché forse, ti chiederai? Perché il fatto che Subs Heroes sarà o meno proiettato a Torino (o in altre città) dipenderà da quanti fan lo chiederanno. Il film è infatti distribuito attraverso la piattaforma Movieday che permette agli spettatori di organizzare proiezioni nei cinema di tutta Italia.
Questo progetto cinematografico allora è la storia e il futuro dell’innovazione cine-televisiva.
La storia di quando, dieci anni fa, un gruppo di appassionati ha cambiato le regole della distribuzione audiovisiva, facendolo dal basso, muovendosi in una zona grigia. La zona grigia non è tanto quella della legalità, ma quella di un mercato sommerso. Quello di chi voleva vedere i telefilm in diretta con il pubblico americano e voleva farlo in lingua originale. Ma non avendo nessuna alternativa, si riforniva attraverso il peer-to-peer. Una zona grigia che è venuta alla luce e che è ora target di servizi digitali commerciali.
Il futuro di quando, forse tra qualche mese, forse tra qualche anno, saranno gli spettatori a decidere quale film proiettare al cinema (attraverso piattaforme come MovieDay) e quale addirittura produrre (attraverso piattaforme di crowdfunding culturale). O almeno questo crediamo noi: io, di sicuro, ma anche chi sta dietro a Subs Heroes, Franco ed Emanuela, che mi hanno condiviso la loro visione sul futuro dell’audiovisivo e quello del crowdfunding nel settore culturale.
Perché avete scelto di distribuire Subs Heroes attraverso Movieday?
SubsHeores non è stato realizzato attraverso un crowdfunding, ma con un nostro investimento personale e fondi pubblici. Abbiamo deciso di fare questo film perché eravamo anche noi tra quelli che aspettavano i sottotitoli. Quindi innanzitutto c’era la curiosità.
Quando abbiamo cominciato a parlare del progetto, lo abbiamo pitchato un po’ in giro, le persone di Movieday hanno visto nel film un tema e una fanbase adatta. Avendo visto un film che parla di una community online viva, attaccata e agguerrita hanno pensato giustamente che i loro metodi di promozione e distribuzione con questo film sarebbero arrivati al massimo livello.
Qual è l’innovazione del processo distributivo di Subs Heroes?
Tradizionalmente, se un produttore vuole fare una promozione affitta il cinema e cerca di tornarci con le spese. Oppure ha un distributore classico che ha i contratti con i vari cinema che aprono il botteghino, comunque vada. Se poi il primo weekend va bene, continuano, se non va bene non continuano.
Quello che fa Movieday è invece un sistema per fare prevendita creando delle serate evento. Comunicano la prevendita prevalentemente online e se raggiunge il quorum che va a coprire le spese del cinema, il cinema conferma la serata e apre il botteghino.
È un vero e proprio cinema on demand. Dal punto di vista distributivo, è il classico sistema di prevendita, perché va a vedere se c’è la volontà da parte delle persone di vedere quel film al cinema.
Lo si può definire come una forma di crowdfunding del processo distributivo?
Quello che fa Movieday non lo chiamerei crowdfunding ma si basa su una dinamica simile. Si dice: andiamo a vedere prima la richiesta delle persone riguardo alla serata o al film. Però gli stai vendendo il biglietto. Quindi è una prevendita a tutti gli effetti. La differenza rispetto ai metodi di distribuzione tradizionali è che non vai ad aprire il cinema lo stesso e non perdi denaro.
Avete mai realizzato un progetto di crowdfunding culturale?
Abbiamo fatto una campagna di crowdfunding nel 2011 su Indiegogo per il corto Ruggiero, avevamo chiesto 3.500 dollari e ne abbiamo raggiunti 3.790. Il corto è stato in parte finanziato grazie ad un pubblico sensibile alla tematica sociale del film che ha come protagonista un ragazzo con la sindrome di Down; però non si appoggiava a delle fanbase se non al pubblico dei genitori. Un crowdfunding di questo tipo arrivi alla prima, seconda, massimo terza cerchia di amici.
All’epoca però c’era ancora l’idea di crowdfunding come idea di finanziamento di un’opera culturale, una sorta di piccola beneficenza che si fa al mondo della cultura. Io non lo farei più un crowdfunding su un prodotto culturale puramente immateriale a meno che non abbia un risvolto molto forte, quindi che vada veramente a ridare qualcosa alla società.
È per questo che non avete scelto di fare un crowdfunding per Subs Heroes?
Il crowdfunding oggi si è spostato molto più su un perk materiale, quindi più per finanziare una stampante 3D che compri a prezzo di produzione oppure una cosa che non esiste e che serve a te e che compri a primo prezzo. È diventato quasi un Amazon per i prodotti.
Il crowdfunding culturale può essere anche un modo per testare il mercato?
Anche, ma non sempre. Il prodotto culturale ha una specificità un po’ strana. Perché spesso l’autore del prodotto lo farebbe in ogni caso. Ogni autore è legato al suo prodotto, prova a raccogliere fondi ma se non riesce lo realizza lo stesso. Perché gli autori non sono degli imprenditori al 100%. Giocano anche con la loro scommessa.
Quale sarà il futuro del crowdfunding?
Abbiamo visto andare il crowdfunding nella direzione del prodotto. E in questo ambito può essere utilizzato anche a scopo comunicativo. Perché se cominci a comunicare con il crowdfunding ti metti subito in una zona di economia circolare, di filosofia di sostenibilità, così alla fine viene fuori un bel prodotto che tutti condividiamo.
Ci sono dei freni allo sviluppo del crowdfunding?
Ci sono ancora delle cose che fanno da tappo. Banalmente la carta di credito su internet. Noi siamo abituati a pagare con PayPal ma in tanti non mettono i numeri di carta di credito su internet. Ma per fare un crowdfunding o per acquistare il biglietto su Movieday devi farlo. Questo sarà un ostacolo. La filosofia è buona, la via è buona ma potremmo scontraci con questi problemi.
Anche il pre-acquisto del biglietto del cinema non è nella mentalità delle persone. Si acquistano i concerti, ma non l’evento cinema. Questo film è allora un esperimento alla massima potenza. Una serata evento, il 30 gennaio, in tante città d’Italia, tra cui Torino. Le città sono state scelte in base a dove la community di Italian Subs Addicted è più attiva. In queste città dove ci sono macro-aggregazioni i fan potranno incontrare i sottotitolatori. Sarà una serata dedicata al fansubbing, una SubsZeroNight.
Tu, ci sarai il 30 gennaio?
Ora dimmi di te, rispondi alla domanda dell’incipit: come guardavi la Tv dieci anni fa? La guardavi scaricando le serie Tv con i telefilm di Itasa? Verrai a vedere il film? Hai acquistato in prevendita il biglietto? Sì? No? Forse? Troppe domande dici per un blog post? E infatti ho fatto un questionario per saperne di più di te e del mondo del crowdfunding. Questo post è infatti parte di una ricerca che sto svolgendo in collaborazione con Alessandra Micalizzi del SAE Institute sulle nuove relazioni tra produttori e consumatori nel mercato digitale, in particolare in relazione al finanziamento e distribuzione di prodotti innovativi. Se sei interessato a questi temi e hai voglia di darci una mano puoi compilare il questionario che trovi qui sotto o scrivermi nei commenti per essere contattato per un’intervista.
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