Dopo quasi 6 anni ho cambiato lavoro. Quindi sì, le grandi notizie sono due: da qualche giorno, se mi cercate, citofonate Quattrolinee.
Seconda notizia: ebbene sì, quello che facevo in Treatabit, le ore trascorse a parlare con le startup del lancio dei loro progetti, i giri per il Politecnico ad appendere locandine di eventi, i tweet durante le visite di delegazioni straniere, beh tutto questo era un lavoro.
Si sono stupiti in molti. Da un giornalista di Rai3 che, dopo un’intera giornata trascorsa all’incubatore del Politecnico, prima di salutarci ci ha chiesto: “ma voi, che state qui, un lavoro lo avete?”. Al professore che quando ho raccontato che da metà gennaio sarei andata a lavorare in uno studio di comunicazione si è mostrato un po’ preoccupato: “Ah, ma quindi adesso hai un lavoro?! E l’Università?!”.
Ma io ho rassicurato entrambi: si, un lavoro ce l’ho (da un po’ di anni) e sì, continuerò anche ad insegnare al Politecnico e all’Università. Perché stare con gli studenti significa dover rispondere a domande a cui non ho è mai pensato; conoscere persone che diventeranno i comunicatori del futuro; fare recruiting per le aziende con cui collaboro (l’ho detto ad alta voce? ah, no: l’ho solo scritto. Beh, tanto è il segreto di Pulcinella: i professionisti che insegnano lo fanno in gran parte per conoscere giovani competenti da assumere).
E quindi questo è quanto: insegnare è qualcosa a cui non vorrei mai rinunciare. Quindi continuerò a farlo. Anche l’innovazione è qualcosa a cui non vorrei mai rinunciare. Quindi continuerò a lavorare con le startup (a Quattrolinee me lo hanno promesso!). Continuerò ad utilizzare nuovi servizi anche quando sono in beta (perché fare il beta tester, questo no, non è un lavoro, ma uno dei modi per migliorare la propria vita). Continueremo a vederci agli eventi (sì: questa è una minaccia).
Quello che non farò più sarà presentarmi alle persone come: “Agnese di Treatabit, quella che invia le email per promuovere le hackathon.” (Anche se qualcuno mi ha detto che in qualche modo rimarrò sempre “Agnese di Treatabit.” blink, blink). E quindi scatta subito l’effetto nostalgia.
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Vita nei coworking, più o meno reali
Coworking n. 1 (chi se lo ricorda?!). Coworking n. 2. Coworking n. x, y, z.
Ma soprattutto il coworking che non è mai esistito.
Hackathon ed aperitivi: come ti scarico le batterie (e poi le ricarico)
Questa è la storica foto della prima hackathon. 24 ore. Un solo tema (chi lo indovina vince un biglietto per la prossima).
L’unica e dire il vero in cui sono stata sveglia tutta la notte. Perché, si sa, con l’età che avanza le batterie si scaricano più in fretta.
Fortuna che, agli eventi, c’è sempre un po’ di energia di scorta. Che ci ha sempre portato al “photo finish” più in forma che mai.
[Foto del BARbotti]
Anche se, in realtà, a ricaricarmi è sempre stata l’energia che mi hanno trasmesso i partecipanti, arrivati da tutta Italia, da tutta Europa, da tutte le scuole di ogni ordine e grado.
V.I.P.S.
Dai coworking e dagli eventi di Very Important People ne sono passati tanti.
Anche se una volta abbiamo rischiato grosso, lasciando in lista d’attesa una celebrità internazionale. Ma poi abbiamo rimediato.
Già, perché…
…innovazione è inventarsi soluzioni ai problemi
Usare ombrelloni per ripararsi dalla pioggia.
E tirar fuori le palle, ma sempre con creatività.
Ed eccomi qui, a svelarvi che tutto questo un po’ mi manca già. Ma so anche con certezza che di locandine, eventi, batterie scariche e ricaricate ce ne saranno molte altre. Quindi non perdiamoci di vista, rimaniamo in contatto:
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