Fan, community, social media: quello che ho visto cambiare e rimanere uguale, in 10 anni

Era il 2005 quando ho cominciato a studiare i social media.
All’epoca si parlava di comunità online, poi è arrivato Facebook e… booom!
Nel frattempo ho scritto un libro, in cui racconto un po’ quello che è cambiato, ma anche un po’ quello che è rimasto uguale.
Quando si diffonde un nuovo social tutti si chiodo: ma a cosa diavolo serve?!
Quando si diffonde un nuovo trend (da quei ragazzi che passano le notti a fare i sottotitoli a quelli che si fanno i selfie) tutti si chiedono: ma perché diavolo lo fanno?!
La risposta è quasi sempre che lo fanno per rispondere ad un bisogno che esiste da tempo e che ha solo preso un’altra forma.
Se avete voglia di capire cosa ci sta dietro ad alcune delle “forme” dei social media…

voilà: LE INDUSTRIE CULTURALI E I PUBBLICI PARTECIPATIVI. DALLE COMUNITÀ DI FAN AI SOCIAL MEDIA, Roma, Aracne.

Studenti che trascorrono le notti a produrre sottotitoli di serie tv. Musicisti indipendenti che pubblicano cover su YouTube. Star che condividono la propria vita privata su Twitter. Perché lo stanno facendo? Perché i giovani «perdono» il proprio tempo in attività non retribuite? Perché i personaggi mediali non si accontentano delle apparizioni in tv e scelgono i social media per comunicare con il loro pubblico? Questo libro è nato per rispondere a queste domande. Per capire come si stanno evolvendo le industrie culturali da quanto, con l’avvento della rete internet, gli utenti possono diventare parte attiva del processo di produzione e distribuzione dei contenuti mediali.

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