La tecnoetica dei big data

Il computer come macroscopio di Davide Bennato, pubblicato nella collana Neo di Franco Angeli.

La tecnoetica dei big data

Un libro che si legge in un weekend.

Il venerdì sera quando esci da una settimana sommersa nella contingenza del programmare e analizzare i risultati delle campagne di comunicazione online, dall’acquistare prodotti scegliendo grazie ad un sito di comparazione di prodotti.

… per il venerdì sera c’è un capito introduttivo sui big data e le scienze sociali: lo sai qual è la portata, l’origine e la conseguenza delle attività quotidiane in cui sei sommerso, come consumatore o come professionista della comunicazione? Lo sai come vengono utilizzati i tuoi dati prima, dopo e durante un acquisto su Amazon? Lo sai cosa c’è dietro la segmentazione dell’audience di Facebook che utilizzi per fare una campagna di adv? Forse pensandoci lo sai, lo sospetti. Ma il fatto è che nella maggior parte dei casi non ti fermi a pensarci. Ecco: questa è la tua occasione. Un capitolo per pensare alla complessità della società contemporaneaal ruolo dei social media come ambienti di osservazione del comportamento sociale, al ruolo delle aziende web nel definire le direzioni di ricerca e di sfruttamento dei big data che in quegli ambienti vengono prodotti, alla necessità per le scienze sociali di sfruttare queste opportunità di ricerca per non lasciarle in mano esclusivamente agli interessi commerciali.

Il sabato mattina, quando hai ancora la mente un po’ sgombra grazie a 10 ore di sonno (per una volta!) ma non sei pronto per gettarti nella frenesia delle commissioni del weekend.

… per il sabato mattina c’è un capitolo dedicato ai paradigmi che stanno alla base delle scienze sociali computazionali. Un capitolo per chi è affascinato o lavora nell’ambito della ricerca, non importa con quale appartenenza disciplinare: se economica, informatica o sociologica. Perché la mappa di questo capitolo è una mappa di programmi di ricerca necessariamente interdisciplinari. Perché per analizzare le strutture delle reti o la diffusione dei memi è necessario possedere sia competenze tecniche sia conoscenze socio-culturali. Un capitolo però che non è ad uso e consumo esclusivamente di chi vive di ricerca, perché molte delle teorie descritte sono entrate nel linguaggio e nel senso comune, e saperle collocare nella giusta prospettiva è necessario per chiunque non voglia ridurre la teoria dei sei gradi di separazione a semplice gossip su Kevin Bacon.

La domenica pomeriggio, quando hai quell’ultimo frammento di libertà per farti una passeggiata all’aperto accompagnato da un quotidiano che ormai hai tempo di leggere solo nel weekend.

… per la domenica pomeriggio c’è un capitolo fatto di storie, notizie, come quelle che capita spessissimo di leggere sui giornali. Si tratta di ricerche particolarmente notiziabili, perché giocano sul fascino dei dati di prevedere il futuro, di conoscere meglio di noi la nostra stessa vita. Sono storie che potremmo leggere sul quotidiano che ci accompagna nelle pause delle domeniche pomeriggio. Sono storie che è però importante comprendere nella loro vera natura. Decontestualizzarle dal giornalismo generalista e ricontestualizzare in una prospettiva analitica, per capire cosa c’è dietro alla possibilità di scoprire con chi sono sposato solo analizzando la rete di Facebook. Alla possibilità di modificare il mio umore andando ad agire su un algoritmo. E quanto tutto ciò è affidabile.

A questo punto vi chiederete però cosa c’entra il mio weekend con la tecnoetica del titolo del post.

La tecnoetica è quella dell’autore, Davide Bennato, che da anni studia e discute (nei contesti accademici e sul suo blog) la tecnologia nel suo rapporto con la società, riflettendo sui valori, gli obiettivi e le conseguenze che sottostanno all’evoluzione del sistema socio-tecnico. Perché la tecnologia non è di per se’ né positiva né negativa, ma…

… la scelta di come utilizzarla,

… la scelta di analizzare i dati degli utenti per prevedere comportamenti non solo di consumo ma anche di predisposizione alla criminalità o alle malattie,

… la scelta di modificare l’algoritmo di selezione dei contenuti visualizzati dagli utenti, per condurre studi sul comportamento e le emozioni umane,

… queste scelte sì hanno conseguenze positive o negative sulla realtà. E per questo è necessaria una riflessione etica sull’impatto delle tecnologie sulla nostra società.

In particolare nel campo dei big data, in cui è facile cadere nella “datafrenia”, nella fiducia acritica nei confronti della quantificazione dei fenomeni sociali.

E’ facile farsi prendere dall’entusiasmo dato dalla sensazione di poter conoscere, controllare e prevedere. Ma anche dalla paura che ormai gli algoritmi controllino la nostra vita.

Quindi: un #mustread contro la #datafrenia. Per il vostro (prossimo) weekend.

 

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